Psicologia e Comunione
In seguito ai riconoscimenti conferiti a Chiara Lubich da varie Università nel mondo a partire dalla metà degli anni ’90, si è andata delineando con sempre maggior evidenza la portata rivoluzionaria che è contenuta nella spiritualità dell’unità.
Nel febbraio 1999 è l’Università di Malta ad attribuirle la laurea honoris causa in lettere e Psicologia evidenziando che la sua dottrina ha offerto “una chiave ermeneutica originale del soggetto umano, avendo fornito un modello di vita (..) caratterizzato da un lato dall’equilibrio tra il rispetto dell’individualità della persona e la reciprocità dei rapporti interpersonali, e dall’altro dalla valutazione positiva del dolore e di ciò che negativo nella storia personale e collettiva. In questo modo ha aiutato a coltivare una visione integrale della persona umana nel campo della psicologia.”(dalla motivazione al conferimento)
Con una consapevolezza rinnovata da questi fatti, gli operatori della salute mentale, psicologi, psichiatri, psicoterapeuti e gli studiosi delle discipline psicologiche aderenti al carisma dell’unità hanno iniziato ad incontrarsi.
Dopo un primo convegno internazionale nel 2002 dal titolo “Verso un pieno umanesimo”, negli anni successivi vi sono stati molti momenti di condivisione e di confronto in varie città italiane e all’estero che hanno coinvolto, complessivamente, qualche centinaio di partecipanti.
L’interesse per questo approccio originale, contenuto nel “paradigma interdisciplinare dell’unità” (dalla laudatio per la laurea h.c. in Scienze sociali a Lublino nel ’96), è espresso ora anche da professionisti e studiosi, oltre che da studenti, al di fuori dell’appartenenza al Movimento dei Focolari.
Tutti gli studiosi, pur di differenti scuole, sottolineano come l’esperienza intersoggettiva sia costitutiva dell’individuo e le interazioni che favoriscono il riconoscimento reciproco siano alla base di uno sviluppo funzionale di personalità. E ancora che situazioni di sofferenza o di sviluppo psichico bloccato possono preludere a nuove esperienze di competenze, di riparazione e speranza qualora si attivino ambiti di scambio autentico, volti a ritrovare la capacità di auto-guarigione (self righting), insita nella spinta evolutiva dell’essere umano.
Per Chiara Lubich l’individuo ha sempre la possibilità di allargare lo spettro delle sue relazioni interpersonali, integrandosi con gli altri, fino a trascendersi; l’altro, lungi da essere solo un mezzo, è un fine in se stesso, ma, in questa dinamica relazionale, l’Io ritorna in sé per ritrovarsi arricchito dal contributo dell’altro. Per la Lubich lo suo sviluppo psichico individuale è connesso a quello altrui, per sperimentare una maggior individuazione di ciascuno.
La sintonia che si intravede tra gli studi psicologici attuali e gli assunti e la prassi del Movimento permettono di ipotizzare un fecondo campo di ricerca al fine di fornire ulteriori apporti per il ben-essere degli individui.