Intervista a Pietro Comper della Tecnodoor
di Fabio Poles
pubblicato su Gente Veneta il 16/06/2012
Pietro Comper fa l’imprenditore fin dai primi anni ’70 del secolo scorso. Con la sua azienda, la Tecnodoor di Trento, attiva nel settore dei serramenti industriali e civili, è dentro all’esperienza di Economia di Comunione fin dall’inizio.
Ma l’imprenditore che aderisce all’Economia di Comunione guadagna di più degli altri?
Magari i numeri non lo fanno percepire ma vivendo con più attenzione le relazioni umane, valorizzando dipendenti e collaboratori – anche quelli che fanno le pulizie – aumentano responsabilità e attenzione e con queste la qualità della produzione e dei prodotti. Il tuo prodotto costa qualcosa di più di quello degli altri ma alla fine il mercato riconosce questa superiore qualità e tu ti trovi con un utile più alto di quello che avevi preventivato. Questa è Provvidenza e io ne faccio esperienza.
E’ facile fare l’imprenditore nel contesto dell’Economia di Comunione?
L’imprenditore ha due chiodi fissi: i soldi da una parte e la presunzione di farcela sempre e comunque dall’altra parte. Quando fai l’imprenditore EdC devi considerare gli altri al pari tuo e i soldi un mezzo, non il fine. Non è facile. La prima metà della mia vita da imprenditore l’ho passata a fare i soldi per i soldi. Da tempo per me è diverso ma in qualche modo devo combattere ogni giorno contro queste tendenze.
Le aziende dell’Economia di Comunione sentono più o meno delle altre la crisi?
Non ne sono fuori a priori ma ne risentono meno. Perché fanno parte di una rete di relazioni che sa coltivare la solidarietà e la speranza. Tanto che entro il prossimo settembre vorremmo dar vita ad un fondo di finanziamento per le nostre imprese in temporanea crisi di credito. Perché non è possibile fallire per problemi di liquidità, perché i clienti non ti pagano e le banche non ti fanno credito, quando sei comunque economicamente solido.