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Per i genitori è importante essere una guida sicura, che stabilisca confini chiari e regole precise. D’altro canto, è altrettanto necessario lasciare crescenti spazi di autonomia affinché i figli imparino dall’esperienza e dal confronto con la realtà, fuori dal cerchio protetto e rassicurante delle mura di casa.


Per un genitore è importante sapere che oltre a prendersi cura delle esigenze quotidiane dei propri figli, li sta aiutando anche a costruire una cassetta degli attrezzi che porteranno con sè nelle diverse situazioni della loro vita futura.

Si tratta di un compito arduo. È necessario infatti sintonizzarsi col momento presente, senza tuttavia perdere di vista una prospettiva più ampia, che abbraccia anche il futuro. È un lavoro che non si può imparare una volta per tutte. Ogni fase dello sviluppo, infatti, richiede un diverso equilibrio tra il porre dei limiti, da un lato, e il promuovere l’autonomia, dall’altro. Per un genitore infatti è importante essere una guida sicura, che stabilisca confini chiari e regole precise. D’altro canto, è altrettanto funzionale lasciare crescenti spazi di autonomia ai figli perché imparino dall’esperienza e dal confronto con la realtà, fuori dal cerchio protetto e rassicurante delle mura di casa.

Uno dei rischi che si corrono più di frequente è quello di oscillare da un estremo all’altro, generando confusione e disorientamento nei ragazzi. Come fare dunque ad operare una sintesi tra queste due importanti funzioni genitoriali? Quella cioè che protegge, controllando e ponendo dei limiti, e quella che favorisce l’autonomia e l’auto-regolazione?

Mi è capitato spesso di incontrare genitori, che all’ingresso dei figli in adolescenza, temono la loro crescente autonomia e pertanto vivono questa fase dello sviluppo con estrema apprensione. Il timore è quello di perdere progressivamente il controllo di ciò che essi fanno (e “postano” sui social), e quindi di non riuscire a proteggerli da eventuali errori. Per questo è importante arrivare preparati a questa fase di sviluppo, aiutandoli a costruire e rinforzare le risorse per orientarsi nelle diverse situazioni della vita e regolare di conseguenza il proprio comportamento.

Una di queste risorse è la consapevolezza di sé e dell’effetto che il proprio comportamento ha sulle altre persone. Conoscere noi stessi, infatti, e sapere quali sono i nostri punti deboli (ad esempio tendiamo ad arrabbiarci facilmente? Tendiamo ad arrenderci dopo le prime difficoltà?) ci aiuta a regolare e modificare gradualmente il nostro repertorio comportamentale.

Sin da piccoli i bambini possono essere aiutati a riflettere sulle loro azioni ed emozioni. Per iniziare possiamo fare un esercizio insieme. In un momento tranquillo, ad esempio prima di andare a dormire, proviamo a ripercorrere la giornata appena trascorsa. Ogni componente della famiglia (genitori inclusi) cerca di riportare alla mente un momento del giorno in cui è stato fiero (o contento) di sé e del proprio comportamento, ed un momento in cui invece si è comportato in un modo che non gli piace. Stiamo attenti a non etichettare il comportamento dall’esterno, dicendo ad esempio: ti sei comportato bene o ti sei comportato male. Lasciamo che sia il bambino a tenere in mano la bussola.

Successivamente, anche a seconda dell’età, possiamo includere nell’esercizio la domanda: «E dopo come ti sei sentito? Cosa è successo?» In questo modo il bambino può valutare le conseguenze del proprio agire. Il genitore, facendo a sua volta l’esercizio, può anch’egli sviluppare una maggiore consapevolezza di sé e fare da modello per il figlio. Alla fine dell’esercizio ciascun componente può cercare di formulare una strategia per il futuro, in modo da essere pronto se dovesse trovarsi nuovamente in una situazione simile.

Anche dal punto di vista delle neuroscienze, questo esercizio può rivelarsi molto utile, in quanto tende ad attivare le parti superiori della corteccia pre-frontale, quelle che ci permetteno di auto-regolarci, di decidere e di pianificare il nostro comportamento.

Cerchiamo dunque, con creatività, di aiutare i ragazzi ad osservare se stessi e il proprio comportamento, ed a sviluppare da sé nuove strategie, in funzione di una crescita e di un apprendimento continui.

Chiara Spatola

FONTE: CITTÀ NUOVA

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